Agriturismo Zia Biancotta

La Storia

L’Azienda Agricola “Zia Biancotta” e l’Agriturismo di cui fa parte sono collocati in un anfiteatro coltivato a terrazzamenti di circa 3 ettari sul lato orografico sinistro della vallata che da Final Borgo porta a Calice.

Essa comprende la Villa patronale e la casa del mezzadro aggettanti su una corte a cui si accede attraverso un acciottolato ed un portale in pietra. Il terreno è coltivato ad uliveto, vigna, frutteto ed orto. E’ inoltre presente un apiario composto da 10-15 arnie.

Il complesso abitativo più antico risale al 1500 circa. Si pensa che allora rivestisse una doppia funzione: da una parte la riscossione del dazio per le merci provenienti dal Piemonte, che per imbarcarsi dovevano transitare per l’unica strada esistente che attraversava questo insediamento, e dall’altra di controllo militare del terrritorio in funzione della guarnigione di Castel Gavone. Le pietre utilizzate per la costruzione del nucleo più antico sono infatti di taglio militare.
Successivamente alla distruzione di Castel Gavone ad opera dei Genovesi nel 1715, il complesso abitativo fu ampliato utilizzando anche pietre provenienti dal Castello e fornito di cinta muraria.

Citata dagli storici come “La Villa del Signore” era verosimilmente una proprietà dei marchesi del Carretto che fu donata nel 1598 ad Erasmo Cavasola “per la costante fedeltà…in momenti di tumulti popolari e rivolte nel Finalese”.
La Villa è stata la dimora estiva della famiglia Cavasola fino alla seconda guerra mondiale. Poi è rimasta in custodia al mezzadro che risiedeva nella casa accanto.

La storia degli ultimi mezzadri inizia nel 1922 il 28 ottobre quando la famiglia Delbono si trasferì da Calice nella proprietà di Cavasola Giuseppe (zio Pippo) il cui fattore era un certo Bergallo. Delbono Benedetto Enrico con tutta la famiglia, moglie e tre figli (Bernardo, Angela e Giovanni) subentrò infatti a Schiappapietre (Salamino) che lasciava per vecchiaia una campagna quasi in abbandono.

Iniziarono piantando la prima vigna e successivamente gli alberi da frutto e gli ortaggi.
Lo zio Pippo, vedendo quanta fatica facevano Enrico e suo figlio Giovanni a portare a spalla il letame dal fondovalle, fece fare nel giro di un anno una strada fino alla Villa (1924-25).

All’epoca ci furono anche 2-3 anni di siccità, così lo zio Pippo fece scavare un pozzo nel piazzale di strada Giuliano (1926) dove ancora oggi lo si può ammirare. Successivamente (1928) furono costruite 4 vasche di cemento per la raccolta dell’acqua e poste le tubature in ferro per collegarle al pozzo. L’opera fu terminata collegando le vasche tra di loro e costruendo canali di irrigazione in cemento in tutto il terreno coltivato. La vigna crebbe e fu palificata e, benché nel primo anno non ci fu produzione di vino, dopo due anni ne produsse 200 L e dopo altri due anni più di 1000 L.

Nel 1933 la casa del mezzadro, in vista del matrimonio di Giovanni, fu ampliata da Bernardo e Giovanni con un corpo aggiunto secondo le disposizioni dello zio Pippo.

Nel 1937 nacque Enrico* figlio di Giovanni (*il mio maestro in agricoltura).
Dopo la guerra la produzione di vino raggiunse gli 80 quintali. Ci furono anche periodi meno buoni, infatti nel 1956 una gelata distrusse tutti gli aranci ed i limoni oltre a molti ulivi. Con annate alterne la produzione crebbe fino ad arrivare negli anni 70-80 a 50 quintali di frutta tra pesche e albicocche.

Anche la casa del mezzadro crebbe e nel 1973 ebbe finalmente un bagno costruito da Enrico.

Nel 1980 morì Giovanni e la campagna fu presa in affitto dalla nuora Gabriella moglie di Enrico fino all’anno 2013.

Ed ecco la mia storia:

Fin da bambino ho frequentato la casa degli zii a Final Borgo per praticare gli sport che più amo come la vela, l’arrampicata, la bicicletta ed il nuoto. Mi mancava solo lo sci, altrimenti a Finale avrei trovato tutto quello che volevo!

Quando misi su famiglia la casa degli zii non bastava più, avevo bisogno di maggiori spazi, così nel 2000 mi furono affidati la casa in cui abito, quella in cui ospito ed il terreno circostante dalla moglie dello scomparso zio Bacci Cavasola: la zia Biancotta.

Nel 2000 quindi iniziai con la ristrutturazione della Villa così da potervi passare le vacanze estive con la famiglia. Negli anni il tempo che passavo a Perti era sempre maggiore e a poco a poco nacque la curiosità di coltivare un orto e da lì la passione per la terra.
Questo amore per la terra lo devo ad Enrico che essendo nato qui mi ha insegnato a coltivarla come lui ha fatto fino ad oggi.
Mentre l’amore per le persone lo devo alla zia Biancotta che mi ha trasmesso lo spirito dell’accoglienza come lei ha fatto in casa sua per tutta la vita.

Pertanto quando sono andato in pensione da medico ho deciso di vivere in campagna per curare non malattie infettive, ma la natura ed i rapporti umani. Così ho aperto un’azienda agricola e un agriturismo.

Giovanni Penco